RICORDANDO MAMMA CLELIA – 11 MAGGIO 2025
UNO SPETTACOLO INDIMENTICABILE!
A quell'epoca, io avevo 12 anni e una brutta frattura alla gamba. L'ortopedico mi aveva proibito di camminare, e delle stampelle non se ne parlava. La mamma mi aveva accolto nel suo letto mandando il papà a dormire altrove. Aveva allestito una specie di gabinetto con due assi sostenute da due sedie e un secchio sotto. Io trascorrevo le ore tranquilla e beata coccolata dalla mamma e dai fratelli. Una sera a Barbarano ci fu un grande avvenimento: I FUOCHI ARTIFICIALI!!! Dal lettone non riuscivo a vederli e allora la mamma mi prese in braccio e mi fece sedere sul davanzale della prima finestra. Lei era vicinissima a me e questo è stato bellissimo forse più dello spettacolo ... quando uno di noi stava male la mamma si dimostrava particolarmente affettuosa e deponeva la maschera della mamma severa e bacchettona. Negli ultimi anni della sua vita ogni tanto ci confidava la nostalgia di non essere di non aver abbastanza coccolato i suoi bambini; le preoccupazioni e il lavoro domestico non glielo lo hanno consentito. In compenso si è rifatta negli ultimi anni di vita, è sempre stata affettuosa e accogliente con tutti. (Paola)
MOMENTI DELLA GIORNATA DI CLELIA
Toilette mattutina.
La mamma si alzava prima di tutti per accendere la stufa in cucina. Più tardi avrebbe “messo su” il minestrone di fagioli. Dopo poco si levava dal letto anche il papà e i figli che si sarebbero recati chi a scuola e chi al lavoro.
Per tutti c’era il pane e caffelatte, latte intero bollito e un infuso di orzo tostato, cicoria e un poco di polvere di caffè.
Io non andavo ancora a scuola e osservavo la preparazione del pasto principale : fagioli borlotti messi a bagno la sera precedente, cipolla – sedano – carota. Un bel pezzo di lardo e olio di “sansa di oliva” era il condimento della zuppa che doveva bollire un paio d’ore.
Mamma a questo punto si sedeva per sistemarsi i capelli e a me piaceva osservarla. Li portava secondo la foggia di quel tempo, raccolti in una treccia arrotolata sulla nuca e fermata da 3 forchette d’osso. Prima, con il pettine disfaceva i nodi dei capelli che cadevano lunghi sulla schiena. Li divideva in tre ciocche poi li intrecciava con mosse esperte e li avvolgeva dietro la nuca.
Solo dopo faceva colazione. Una scodella di caffè caldo con vino rosso e pan biscotto, un bel cucchiaio di zucchero. Un profumo si spandeva intorno, e io le chiedevo di averne una cucchiaiata che a me piaceva tanto. (Lucia)
La cuoca
Alla domenica si preparavano le “lasagne”. Sulla tavola una montagnetta di farina e sale poi uova in mezzo e avanti con l’impasto. Divisa in due la pasta veniva stesa in una sfoglia rotonda e sottile. L’abilità della mamma era il suo orgoglio : con un manico di scopa come mattarello spianava la pasta ottenendo un disco giallo che ricordava la perfezione di Giotto.
La sfoglia doveva asciugarsi al punto giusto, non troppo secca ma neanche umida chè si sarebbe appiccicata.
La pasta arrotolata veniva tagliata a striscioline di 4 cm di larghezza. Regolare. Eravamo in tanti a tavola, 10 o 12, a volte anche qualche ospite. La quantità di tagliatelle era mostruosa, una terrina di smalto non bastava a contenerle con il sugo al pomodoro. Due vasche di pasta all’uovo profumata e fumante per tutta la famiglia.
Di sicuro c’era anche il pollo in umido con sugo rosso e patate di contorno.
Era brava, unica, era la nostra mamma. (Lucia)
La nursery
All’età di 40 anni mamma partorì l’undicesimo figlio, Antonio. Non esistevano le favolose mutandine assorbenti da gettare nei rifiuti. Il neonato si vestiva con una camiciola e maglietta, la parte inferiore veniva avvolta da una fascia larga che teneva stretti addome e gambe. Non si cambiava che 2 o 3 volte al giorno. Sulla tavola in cucina mamma toglieva la fasciatura e il piccolo se la godeva a sgambettare libero e nudo. Quante risate e gorgoglii di piacere per i baci sul pancino morbido del frugoletto! Un’affettuosa espressione di tenerezza per il bimbo prima della poppata.
Era la prima volta che vedevo un neonato e l’espressione di materno compiacimento nell’accudimento di un figlio. Osservando tutto ciò pensavo che anche per me, di certo, avrà avuto la medesima tenerezza e cura. (Lucia)
Grazie mamma.
LAVARE E CANTARE
Mamma aveva montagne di bucato da lavare a mano, quasi ogni giorno. A Barbarano c’era un piccolo cortiletto con un lavatoio di marmo, era già un bel progresso rispetto al lavatoio pubblico di Zovencedo o alla fontana dove ci si doveva inginocchiare e piegare la schiena, l’acqua d’inverno era gelida e le mani diventano rosse di geloni, a volte mamma tornava a casa con il grembiale coperto da una sottile lastra di ghiaccio. A Barbarano le condizioni erano meno dure. Io mi sedevo vicino a lei mentre lavava e mi piaceva giocare con le scatole dei detersivi per fare le casette e i pezzi di sapone per costruire trenini. Mi piaceva sentirla cantare, aveva una voce leggera e delicata, cantava sottovoce, non l’ho mai sentita cantare forte. Spesso erano canzoni di chiesa, in particolare quelle dedicate alla Madonna. Oppure qualche aria d’opera, come Nessun dorma, Quando era fidanzata con Ulisse, negli anni ’30, ancora giovanissima (aveva 16 o 17 anni) andava in bicicletta a Lonigo ad ascoltare le opere liriche. Comportamento scandaloso per quei tempi, dato che tornavano a casa a Zovencedo, a notte fonda inoltrata. Quando è arrivata la tv non disdegnava di ascoltare il festival di Sanremo insieme a tutta la famiglia. Anche lavando i piatti cantava, penso che questo abbia contribuito, insieme al papà Ulisse, a instillare in tutti noi l’amore per il canto e per la musica. Grazie mamma, il canto continua a tenerci compagnia! (Antonio)
SALVA PER UN PELO!
A quel tempo abitavamo in via Marinoni, nella casa in via di ristrutturazione (ex deposito delle bare). Sulla tavola avevamo le casse da morto, ma chi ci badava? Un pomeriggio, come al solito, eravamo tutti in strada per giocare alla palla o saltare la corda, era ormai l'imbrunire, mamma Clelia ci chiama per la cena. Chiama la prima volta, poi la seconda volta, alla terza volta inizia ad arrabbiarsi. Uno ad uno rientriamo mesti e lei ci aspetta sulla porta per una bella dose di sculaccioni. Fatalità, quel pomeriggio ero l'ultima a rientrare e la mamma era talmente stanca che non ha avuto la forza di sculacciarmi. Per una volta l'ho scampata bella, erano talmente tanti i problemi in casa che la mamma ha pensato bene di fare un'amnistia speciale per me, visto che non aveva più fiato per continuare l'opera! (Katy)
UN RIMPIANTO
Io non ho ricordi particolari da raccontare, posso però dire che la nostra mamma, pur con la sua vita di fatica e tribolazioni, mi è stata (e penso con tutti noi) sempre presente e vicina, con le parole, con gesti, atteggiamenti, con amore (anche se non sempre ricambiati da parte mia).
Ho questo ricordo che è anche un rimpianto. (Bepi)
UNA NUORA SOLIDALE
Quando ci trovavamo, Clelia riferendosi al suo primogenito, intercalava con "poareto"......e lo nominava. Era ormai familiare questa tenerezza riservata al suo virgulto.... e noi sorridevamo ogni volta. Quel giorno, nostro figlio, tornando a casa, in macchina ha detto "sai quanti poareto.... ha detto la nonna? Io li ho contati:
27 poareti.!! 🤣.
A volte portavamo a casa di Clelia sacchetti di patatine di vari gusti, sapendo che erano apprezzati da tutti, soprattutto dai più piccoli.
Quando i bambini non c'erano, la nonna mi diceva tutta contenta : li metto via per quando vengono a trovarmi, ormai sanno che quando venite portate le patatine!
I ricordi di Clelia sono tanti, e tutti mi lasciano serenità e gratitudine.
Ho sempre avuto l'impressione che capisse il mio stato d'animo del momento, a volte anche solo con lo sguardo e col silenzio. A volte mi ricordava che avevamo una cosa in comune : avevamo entrambe sposato un Zeffiro!
Dolori e delizie, come capita in tutte le coppie! (Giuliana Pialli)
UNA NUORA DALL'ALTRA PARTE DEL MONDO
Certo che riccordo la mamma Clelia, è stata così importante per me in quel periodo che sono vissuta in Italia, mi era sempre vicina. Pensa che alla mattina, passava sempre da me, x andare insieme a fare la spesa. Mi chiamava a fargli compagnia mentre lei cuciva della roba, e Piero era vía a lavorare. Pensava sempre alla nostra situazione, come non ricordarla e amarla sempre!!! Io desideravo tanto andare a trovarla un giorno, ma non è stato possibile. Per questo magari, facevo dei sogni ricorrenti che andavo là e la cercavo ma non la trovavo e mi svegliavo triste. Ma sempre starà nel mio cuore, e la penso con un sorriso di tanto amore e gratitudine. L'ho amata tanto tanto. (May Caravaca)
LA PREDICA DEL MATTINO
Mattinata tiepida, più animata del solito; era l'ora delle preghiere. Poca voglia, per non dire niente!
La mamma era più nervosetta del solito e già l'avevamo percepito. Ci fa sedere tutti in fila e comincia a predicare animatamente. Si rivolge per prima cosa al più vecchio, il primogenito: "e ti vecio incarolà, ti si pezo dei altri, col to sorisetto da tore in giro tuti, altro che bon esempio!". Traduzione: "e tu, vecchio tarlato, sei peggio degli altri, con il tuo sorrisetto che prende in giro tutti, altro che buon esempio!"
(Maria)
TUTTE A SCUOLA!
Un ricordo bello e significativo della mamma risale al 1959 circa.
Abitavamo a San Giovanni in Monte, ma in famiglia già si parlava del fatto che papà Ulisse avrebbe presto comprato una casa a Barbarano per avere più comodità. Era come passare dal minuscolo al maiuscolo: questo ci dava eccitazione e curiosità. Nella nostra famiglia, fino ad ora, solo i maschi potevano proseguire le scuole dopo le elementari. Bepi era in collegio a Este, Gianni frequentava le scuole medie professionali a Vicenza, anche Gigi andava a Vicenza a scuola in corriera.
Un giorno ero in cucina e sentivo la mamma che proponeva al papà di mandare a scuola me al posto di Gigi, dato che Gigi non manifestava interesse per lo studio. All'inizio sembrava una cosa marziana, ma la mamma rimase irremovibile e ottenne ciò che desiderava: un'istruzione e un lavoro sicuro e decoroso per noi femmine. E così fu: da quel momento sentivo nel cuore una grande speranza che divenne nel tempo certezza e realizzazione. Sentii anche un grande sentimento di gratitudine per la mamma che aveva tanto insistito con il papà.
Grazie mamma Clelia, anche a te piaceva leggere e imparare; accoglievi volentieri il nuovo, ti piaceva confrontarti sul piano delle idee politiche, religiose e in tanti altri campi. Un aspetto che ricorderò sempre con gusto. Grazie mamma. (Agnese)
ARRIVA LA NUOVA SORELLINA!
In casa c'era un grande trambusto perchè quel giorno mamma sarebbe tornata dall'ospedale con la nuova sorellina. Papà era andata a prenderla con la sua moto Ariel 250, eravamo a San Giovanni. Quando abbiamo sentito il rombo della moto in cortile siamo tutti scesi per vedere la nuova creatura. Curiosità, affetto, eccitazione si mescolavano con un vociare allegro e confuso. Quando Clelia arrivò a casa con la Katy neonata io fui il primo a manifestare entusiasmo e a voler prendermela in braccio come fosse una bambolina. Clelia mi riprese in malo modo sgridandomi: “no stà ciaparla in brazo la toseta con che iacheta sporca!” traduzione: non prendere in braccio la bambina con quella giacca sporca". Subito mi si tolsi la giacca e insistetti tanto finchè ottenni di tenere tra le braccia il prezioso fagottino. Mamma Clelia ha sorriso dolcemente (forse!) e ha posato la bambina tra le mie braccia. Era la Katy! (Luigi)
ALLE CINQUE DELLA SERA
Era l'orario in cui mio papà andava a prendere la nonna Clelia che viveva nel seminterrato. Portava la carrozzina sul terrazzo di casa mia e chiacchieravamo volentieri di tante cose. Era una bella compagnia, portava serenità e distensione.
Quando ero bambino la nonna mi portava al catechismo nella vecchia canonica e a casa mi insegnava le risposte alle domande. Diceva che ero bravo perchè imparavo tutto a memoria senza difficoltà.
La nonna mi è sempre stata vicina, anche nel periodo delle lunghe degenze all'ospedale per le mie operazioni alle gambe. La notte non c'era un letto per lei, così si adattava ad appoggiare la testa ai piedi del mio letto e poggiava le gambe sulla sedia. Anche per il mangiare, doveva prendere qualcosa di nascosto di quello che avanzavo nel piatto. Ha fatto tutto quello che poteva per aiutarmi. (Federico Zeffiro)
IL MATRIMONIO SERVE ANCHE PER QUESTO!
Quando ero bambino, nonna Clelia veniva a Longara con la littorina e stava tutta la mattina con me. Mi faceva stare bene, la sua presenza mi dava serenità.
A una certa ora, forse alle 10, ci sedevamo insieme sul puff rosso. Mi teneva in braccio e mormorava preghiere, che mi ammaliavano come se fossero formule magiche.
Da ragazzo, andavo invece io a trovarla a Barbarano, spesso in bicicletta. Mi faceva grandi feste, poi mi guardava con quegli occhi buoni e diceva: “puarèto”, che per lei era qualcosa di affettuoso.
Restavo affascinato dalle sue storie di vita. Era preoccupata per la deriva della nostra società.
Ad esempio, diceva che una volta non si faceva sesso prima del matrimonio, ma poi ammetteva, con un guizzo furbo nello sguardo: “e se se sposava anca par quèlo”. (Emanuele Zeffiro)