Gianni nel 1962
Gianni nel 1963
Gianni nel 1964
Gianni nel 1966
Gianni nel 1970
Gianni e Paola nel 1970
Gianni e Paola nel 1971
Emanuele Zeffiro nel 1973
Emanuele Zeffiro nel 1974 (in braccio alla nonna Clelia)
Ermanno Zeffiro nel 1979
Matteo, Carlo, Emanuele, Isabella, Paola, Gianni, Ermanno nel 1994
Nasce a Zovencedo il 13 novembre 1944.
La storia di Gianni è segnata dalla malattia fin dalle scuole elementari. Quando frequentava la prima classe fu contagiato di tubercolosi dalla maestra e dovette essere internato nel sanatorio di Chiedo per un anno. La vita in sanatorio era durissima; Gianni non aveva mai fame ma le suore lo costringevano a mangiare anche con la forza. Ricorda che masticava la carne, poi, di nascosto, la nascondeva sotto il materasso. Le suore, quando in camera scoprirono l’odore di carne marcia, lo trattarono con molta durezza e nonostante gli sforzi di vomito lo costrinsero a mangiare. Un altro penoso ricordo era il caffelatte del pomeriggio; anche se sentiva nausea alla sola vista del cibo era costretto ad ingoiarlo vincendo una resistenza interna fortissima.
L’anno successivo venne inviato a Spiazzi sul Monte Baldo (Madonna della Corona) dove rimase fino all’età di otto anni.
Gianni non poteva mai rientrare in famiglia, neppure per le vacanze; Clelia e Ulisse poterono andare a trovarlo solo due volte in due anni; per l’occasione dovettero noleggiare un’auto che stiparono di bambini.
Quando Gianni tornò a casa era ormai diventato un estraneo per la famiglia; lui non conosceva più i suoi fratelli e viceversa. Sembrava un povero disgraziato; non avendo vestiti di ricambio, i pantaloni e il resto erano pieni di pezze; stringeva il cuore a vederlo, dava l’impressione di un piccolo mendicante
A questa età il distacco deve essere stato veramente un grosso trauma in ogni senso.
Queste vicende contribuirono certamente ad accentuare il suo temperamento un po’ taciturno, riservato; era un ragazzino molto pignolo, intelligente e ordinato, ma se ne stava sempre per conto suo, manifestando un’indipendenza di giudizio e di personalità.
Anche Clelia confessa che di Gianni si era quasi dimenticata; quando ritornò, però, si affezionò ancora più di prima, soprattutto perché temeva per la sua salute e quindi aveva sempre un atteggiamento protettivo; la cosa non piaceva molto ai fratelli e sorelle che talvolta rinfacciavano alla mamma questo atteggiamento.
Del resto Gianni dimostrava una inclinazione particolare per i suoi fratelli più piccoli; li accudiva volentieri e li custodiva volentieri, anche senza essere obbligato; questo aspetto del carattere riemergerà dopo la morte di Ulisse, quando Gianni diventerà una specie di “padre adottivo” per Antonio, e poi ancora, quando si sposerà, dimostrerà verso i suoi cinque figli, una particolare attenzione per i più piccoli e teneri seguendoli come farebbe una chioccia con i suoi pulcini.
Gianni riprese la scuola elementare a San Giovanni; divenne alunno di Ulisse. Questi riferiva che Gianni era molto veloce nell’apprendere; bastava spiegare un concetto una sola volta e lui subito lo afferrava senza nessuno sforzo. Era così veloce nello svolgere i compiti che trovava molto tempo per leggere o per giocare per conto suo.
Gianni, dopo la quinta, frequentò la scuola di Avviamento Professionale (il corrispettivo della Scuola Media per chi intendeva avviarsi al lavoro o frequentare un Istituto Tecnico). Dopo si iscrisse all’Istituto Tecnico Industriale “Rossi” di Vicenza; al primo anno di scuola, nella sua classe, ci furono solo tre alunni promossi su trenta; Gianni fu tra i promossi. Poi proseguì con risultati sempre brillanti.
Gianni era ferreo nell’autodisciplina; non voleva mai mancare alle lezioni; a quei tempi la famiglia abitava a San Giovanni; d’inverno spesso c’era la neve e la corriera di linea non passava, allora Gianni si alzava alle cinque e andava a piedi fino San Pancrazio (quasi otto chilometri di strada innevata) per prendere la littorina. Mamma Clelia, per compassione, lo accompagnava a piedi fino alla Scudelletta (due chilometri) al buio e con i piedi gelati che affondavano nella neve.
Ulisse e Clelia, comunque, ci tenevano tanto al titolo di studio perché pensavano che sarebbe stato uno strumento di promozione sociale decisivo; e, a quei tempi, così era in effetti. Oggi non esiste più questa corrispondenza tra titolo di studio e prestigio sociale o riconoscimento economico nel lavoro perchè la scuola è diventata un fenomeno di massa.
solo l’ultimo anno di scuola ebbe un attimo di crisi (un fenomeno stranamente diffuso più o meno tra tutti i membri della famiglia).
A diciassette anni Gianni si ammala di ulcera; si lamentava sempre per il mal di stomaco, ma intanto si tirava avanti senza pensarci troppo; l’importante era la scuola, non bisognava lasciarsi distrarre da altre cose, neppure dai problemi di salute. Finchè, una volta, tornando da scuola Gianni si sentì veramente tanto male; venne ricoverato all’ospedale di Vicenza e immediatamente operato. La malattia richiese una convalescenza piuttosto lunga (più di un mese), ma Gianni riuscì a riprendersi abbastanza rapidamente e ad essere promosso.
Clelia racconta che, fino alla quarta, Gianni era sempre stato molto riservato, stava sempre chiuso in casa per studiare, tanto da suscitare meraviglia e sconcerto nella mamma (“come mai nol va in zerca de tose?”).
In quinta superiore Gianni cambiò completamente e recuperò tutto il terreno perduto nella vita mondana e di relazione; aveva in mente di uscire sempre, di stare con gli amici e le amiche; la voglia di studiare era così poca che alla fine venne promosso con il minimo dei voti. Era il 1964.
Dopo il diploma Clelia lo spinse ad iscriversi all’Università; Gianni non era molto convinto, comunque scelse la facoltà di scienze politiche. Nel frattempo aveva già cominciato a lavorare; prima come impiegato in Comune, poi come supplente di Educazione Fisica nelle scuole medie, poi come insegnante di materie tecniche all’istituto professionale INIASA di Sossano. L’Università si era rivelata una scelta inutile.
Nel 1972, si sposò con Paola Cenghiaro; prima andò ad abitare a Cervarese, poi in appartamento a Longara. Ebbe, nel tempo, cinque figli: Emanuele, Matteo, Ermanno, Carlo, Isabella. Lavorò alla Regione Veneto per diversi anni come segretario personale dell’Assessore Carollo, poi si trasferì al centro meteorologico di Teolo dove lavorò come dirigente.
Purtroppo negli ultimi anni la sua salute subì un improvviso tracollo a causa di una grave malattia.
Gianni ci ha lasciati il 2 luglio 2003 all’età di 57 anni.
Marcello Zeffiro e Alessandro Zeffiro